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Non è escluso che la cosiddetta isola Tiberina abbia avuto una discreta importanza nella nascita di Roma. Questo isolotto è uno sperone di roccia conficcato proprio nel mezzo della corrente del Tevere, all’altezza dei quartieri di Trastevere e di Ghetto, poco prima dell’ansa del fiume che converge a gomito sotto l’Aventino per avviarsi verso il mare. Il suo nucleo di lava vulcanica regge impavido la pressione dell’acqua e la fronteggia dimezzando la distanza tra le due rive principali, creando così un’occasione che non poteva non stimolare l’iniziativa di qualche «fiumarolo» di tremila anni fa il quale deve aver pensato di guadagnarsi da vivere organizzando un traghetto o
Genocidio

Genocidio

Popoli Indigeni amazzonici a rischio estinzione


Jair Bolsonaro, un nazionalista di estrema destra con tendenze autoritarie e inclinazioni fasciste, è il neoeletto presidente del Brasile. I 900mila indigeni brasiliani sono una delle tante minoranze contro cui si è ripetutamente scagliato con virulenta ostilità. “È un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente quanto quella americana nello sterminare i suoi Indiani”, ha affermato. Se manterrà davvero le sue promesse elettorali, i primi popoli del Brasile rischiano la catastrofe e, in alcuni casi, il genocidio.

Nel Paese vivono circa cento tribù incontattate, più che in qualsiasi altro luogo al mondo e a meno che le loro terre non vengano protette, sono in pericolo. Bolsonaro ha infatti minacciato di smantellare il Funai, il dipartimento agli Affari indigeni del governo incaricato di proteggere le terre indigene. In luglio il Funai ha diffuso il video dell’Ultimo della sua tribù: unico superstite degli attacchi genocidi degli anni 70 e 80, quando taglialegna e allevatori si facevano strada nella foresta radendola al suolo. Se i meccanismi per proteggere i territori indigeni e impedire simili atrocità – già inadeguati – saranno sospesi, questa parte essenziale della diversità umana verrà spazzata via per sempre.

Secondo Bolsonaro “gli Indiani puzzano, non sono istruiti e non parlano la nostra lingua” e il “riconoscimento delle terre indigene è un ostacolo all’agrobusiness”. Ha affermato che ridurrà o abolirà le riserve degli Indiani amazzonici e più volte ha giurato: “Se diventerò presidente, non ci sarà un solo centimetro di terra indigena in più”. Le implicazioni per i popoli indigeni del Paese, che dipendono dalla terra non solo per i loro mezzi di sussistenza ma anche per il benessere fisico e spirituale, sono profonde. La lotta per proteggere le loro vite, e l’ecosistema da cui dipendono, è già brutale e violenta.

Survival International lavora a stretto contatto con alcuni gruppi di Guajajara, nello stato di Maranhão, che hanno deciso di farsi carico della protezione di ciò che resta del margine orientale della foresta amazzonica – per le centinaia di famiglie guajajara che vi abitano e per i loro vicini Awá incontattati, molto meno numerosi. Questi “guardiani dell’Amazzonia” subiscono i violenti attacchi della potente mafia del legno che opera illegalmente nell’area: si stima che dal 2000 siano stati uccisi circa 80 membri della tribù.

Intanto, nella regione dell’Amazzonia con il più alto tasso di deforestazione illegale del Paese, i Kawahiva incontattati vivono in fuga dagli allevatori illegali che hanno invaso la loro foresta. Sebbene nel 2016 il ministro della Giustizia brasiliano abbia firmato un decreto per creare un territorio indigeno protetto nella terra della tribù, il processo di demarcazione non è mai stato completato e i Kawahiva rischiano il genocidio. Survival ha lanciato una campagna internazionale per chiedere alle autorità brasiliane di ultimare la protezione della loro terra prima che Bolsonaro entri in carica il primo gennaio.

Ora che i taglialegna, i minatori e tutti coloro che vogliono accaparrarsi la terra si sentono istigati da Bolsonaro, è probabile che nei territori indigeni di tutto il Brasile aumenteranno le incursioni, e che saranno sempre più violente. A pagarne il caro prezzo saranno gli indigeni e l’ambiente. Sempre più studi, infatti, dimostrano che rispettare i diritti territoriali indigeni e riconoscere a questi popoli la gestione delle loro terre è il modo più efficace ed economico per proteggere l’ambiente. I popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale e gestiscono il loro ambiente e la sua fauna meglio di chiunque altro.

I discorsi carichi d’odio di Bolsonaro alimentano una retorica pubblica in cui l’incitamento all’odio razziale viene interpretato come via libera a uccidere nell’impunità. Nel giorno delle elezioni una comunità Guarani è stata attaccata da alcuni sicari armati e 15 persone sono rimaste ferite, tra cui un bambino di nove anni. Bolsonaro, inoltre, ha spiegato alle tribù dello stato di Roraima quello che intende fare a Raposa Serra do Sol, un vasto territorio indigeno riconosciuto nel 2005 dopo anni di aspri conflitti con gli allevatori: “Stracceremo Raposa Serra do Sol, e daremo armi a tutti gli allevatori”.

Resta da vedere in che misura Bolsonaro riuscirà davvero a distruggere i diritti costituzionali riconosciuti agli indigeni, ma è chiaro che è in gioco l’anima del Brasile, il futuro della foresta amazzonica e la straordinaria diversità umana rappresentata dalle 350 tribù del Paese. Nel 1969, quando fu fondata Survival, alcuni sostenevano che i popoli indigeni in Brasile sarebbero presto scomparsi. Il prossimo anno compiremo 50 anni e questi popoli sono ancora qui, ma avranno bisogno di tutto il sostegno dell’opinione pubblica internazionale per affrontare quello che potrebbe essere un imminente genocidio.

“Se i popoli indigeni si estinguono e muoiono, saranno in pericolo le vite di tutti perché noi siamo i guardiani della natura” hanno detto i Guarani. “Senza foresta, senza acqua, senza fiumi non c’è né vita né speranza per nessun brasiliano. Abbiamo resistito 518 anni fa; tra vittorie e sconfitte continuiamo a lottare, la terra è nostra madre. Finché splenderà il sole e all’ombra di un albero ci sarà aria fresca, finché ci sarà ancora un fiume in cui bagnarsi, noi continueremo a combattere.”


Vulcani: scoperto ‘segno premonitore’ delle violente eruzioni

L’assenza di fuoriuscita di gas dalle fumarole indicherebbe una forte pressione al di sotto delle rocce. Ciò provoca un’improvvisa esplosione del cono vulcanico.

Un vulcano a cono, molto attivo, ha fatto da laboratorio per analizzare i meccanismi che portano all’eruzione. Si tratta del Merapi, la “montagna di fuoco” dell’isola di Giava, in Indonesia con un’attività esplosiva e considerato fra i più rischiosi in assoluto. Da questo vulcano gli esperti avevano prelevato sei campioni di lava solidificata, uno dei quali proveniente da un’eruzione del 2006, mentre gli altri risalgono al 1902. Ad essere analizzati dagli esperti sono la densità, la composizione minerale e il volume dei pori. Dallo studio è emerso così una netta riduzione della permeabilità delle rocce con il trascorrere del tempo, provocato dai minerali di nuova formazione. I principali responsabili del fenomeno è il solfato di potassio e l’allume di potassio, sostanze che vanno a sigillare le fratture e i pori nelle rocce lungo la struttura vulcanica.

Legumi sono importante arma di contrasto alle malattie cardiovascolari secondo studio

Per valutare l’impatto dei legumi sulle malattie cardiometaboliche i ricercatori hanno analizzato vari studi di coorte scoprendo che chi consuma legumi più frequentemente vede ridotti i tassi di incidenza di malattie cardiovascolari del 10% rispetto alle persone che non consumano regolarmente questo alimento.
Come spiega Hana Kahleova, di recettrice del Physicians Committee for Responsible Medicine, un’organizzazione statunitense senza scopo di lucro, le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte al mondo e ciò sottolinea ancora di più l’importanza di questa ricerca anche perché i legumi possono essere considerati un alimento economico e accessibile.

Fagioli e soci, infatti, sono alimenti ricchi di fibre, proteine vegetali ed altri importanti micronutrienti, il tutto con un basso apporto di grassi, cosa che favorisce la regolazione del colesterolo e dell’indice glicemico.
Inoltre secondo gli autori dello studio gli americani non consumano abbastanza legumi: “Il semplice fatto di aggiungere più fagioli ai nostri piatti potrebbe essere un potente strumento per combattere le malattie cardiache e ridurre la pressione sanguigna”, specifica la Kahleova.

Alzheimer, scoperta molecola che ringiovanisce il cervello

ricercatori dell'EBRI (European Brain Research Institute) hanno scoperto che la nascita di nuovi neuroni nel cervello adulto (neurogenesi) si riduce in una fase molto precoce della malattia di Alzheimer. Tale alterazione è causata dall'accumulo nelle cellule staminali del cervello di aggregati altamente tossici della proteina beta Amiloide, chiamati A-beta oligomeri.

Il team - spiega l'EBRI - è riuscito a neutralizzare gli A-beta oligomeri nel cervello di un topo malato di Alzheimer introducendo l'anticorpo A13 all'interno delle cellule staminali del cervello, riattivando la nascita di nuovi neuroni e ringiovanendo così il cervello. In particolare, i ricercatori hanno dimostrato come la strategia messa a punto nei laboratori dell'EBRI permetta di ristabilire la corretta neurogenesi nel modello di topo studiato, recuperando dell'80% i difetti causati dalla patologia di Alzheimer nella fase iniziale.

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fabris2000
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